In che cosa consiste l’atto di precetto e come affrontare la “tempesta”

Sai cosa ti salva davvero da una situazione spiacevole, come un pignoramento o un’ipoteca? Di sicuro, non sarà la fortuna.

Quello che ti salva, che ti offre un primo salvagente per non essere travolto, è la conoscenza. Sapere le cose è sempre la strada migliore per affrontare la tempesta quando arriva.

La “tempesta” di cui parlo in questo articolo si chiama atto di precetto. In parole semplici, si tratta di un atto che il creditore deve notificare al debitore prima di avviare un’esecuzione forzata.

Questa notifica arriva alla residenza del debitore se…

–    Se il creditore intende espropriare i beni mobili del debitore

–    Se intende espropriare i beni immobili, nel caso del pignoramento immobiliare

–   Se vuole pignorare il conto in banca o il quinto dello stipendio o della pensione del debitore.

Quando arriva è subito “il panico”. Infatti, la notifica manda le persone sovraindebitate letteralmente in tilt. E le porta, spesso, a commettere errori che pregiudicano la loro possibilità di risolvere il contenzioso, prima che sia troppo tardi. O comunque di opporsi, qualora ci siano vizi di forma.

In questo articolo ti racconto tutti i segreti dell’atto di precetto e come devi comportarti se sei tu il destinatario.

Atto di precetto: quali sono le leggi che lo regolano e la novità del 2015

L’art. 480 definisce così l’atto di precetto:

«È l’intimazione di adempiere l’obbligo risultante dal titolo esecutivo entro un termine non minore di dieci giorni, salva l’autorizzazione di cui all’art.482, con l’avvertimento che, in mancanza, si procederà ad esecuzione forzata».

Il contenuto del precetto è quindi una diffida che di solito viene scritta dall’avvocato del creditore. Il debitore, una volta ricevuta, ha 10 giorni per adempiere. Se non lo fa, scatta la procedura di esecuzione forzata.

Il precetto vale 90 giorni. Se entro questo lasso di tempo, il creditore non effettua il pignoramento, l’esecuzione non è più valida. La cattiva notizia per il debitore è che il creditore può procedere alla notifica di un nuovo atto. E allora scattano nuovamente altri 90 giorni di tempo per far valere l’esecuzione forzata.

La legge ha avuto un cambiamento significativo negli ultimi anni, con il decreto 83/2015 del 27 giugno 2015, che obbliga il creditore ad avvertire il debitore per raggiungere un accordo e superare la crisi:

«Il precetto deve altresì contenere l’avvertimento che il debitore può, con l’ausilio di un organismo di composizione della crisi o di un professionista nominato dal giudice, porre rimedio alla situazione di sovraindebitamento concludendo con i creditori un accordo di composizione della crisi o proponendo agli stessi su un piano del consumatore».

Uno spiraglio per il debitore che può sperare di rivolgersi a un consulente per trovare la soluzione migliore per risolvere la sua situazione debitoria.

Approfondisci: Come scegliere il consulente del debito adatto a te

Un atto di precetto: quali sono gli elementi che contiene

L’art. 480 spiega anche quali sono gli elementi che sono contenuti in un atto di precetto.

Per essere valido un atto di precetto deve contenere:

–   L’indicazione delle parti

–   La data di notificazione del titolo esecutivo al debitore

–  Come ti ho raccontato, l’atto di precetto deve altresì contenere l’avvertimento che il debitore può con l’ausilio di professionisti porre rimedio alla sua situazione di sovraindebitamento, accordandosi con i creditori

–  Infine, l’atto di precetto contiene la dichiarazione di residenza o l’elezione di domicilio del debitore.

 

Il debitore, una volta controllate le informazioni dell’atto di precetto, può opporsi, se ritiene che ci siano delle inesattezze. Di solito l’opposizione avviene soprattutto nei tre seguenti casi:

–   Il debitore contesta la regolarità formale del precetto

–    Il debitore contesta l’esistenza del proprio debito

–   Il debitore si oppone a ogni altra questione che attiene alla sostanza del precetto.

L’opposizione può avvenire solo entro 20 giorni dalla notifica del precetto. Ed è per questo che perdere tempo prezioso può diventare pericoloso.

Come comportarsi di fronte a un atto di precetto

Quando gli viene notificato un atto di precetto il debitore ha in sostanza tempo 10 giorni in cui organizzare una contromossa, una strategia.

Questi dieci giorni possono essere trascorsi in diversi modi. Ipotizziamo tre casi che hanno come protagonista tre debitori che chiamerò Francesco, Maura e Daniele.

  1.    Francesco decide di pagare e contattare il creditore per trovare un accordo
  2.     Maura nota dei vizi di forma e sceglie di proporre un’opposizione al precetto
  3.     Daniele non fa nulla e attende le future mosse del creditore.

Il caso C di Daniele è quello più frequente sulla base della mia esperienza nel settore. Daniele decide di non ritirare l’atto alla posta, di disinteressarsi completamente, commettendo, tuttavia un errore.

Per la legge, infatti, l’atto non ritirato si considera comunque notificato, una volta che è “decorsa” la giacenza dei 10 giorni. Il disinteresse non è mai una buona soluzione. Ci potrebbero essere infatti degli errori nell’atto di precetto e, così facendo, Daniele si gioca la sua opportunità di contestare l’atto.

Tuttavia, il comportamento di Daniele è comprensibile, soprattutto per chi, come me ha avuto modo di osservare la psicologia degli esecutati.

Succede spesso che quando una persona non ha più la possibilità di pagare le rate, come Daniele, di chiudersi in se stessa. È un comportamento frequente da parte degli indebitati, quello di ignorare la realtà. Di non aprire le lettere che arrivano, di lasciare che il telefono squilli, spesso a vuoto.

E non lo fanno per indifferenza o menefreghismo, ma per un senso di vergogna. Ricevere un precetto, soprattutto se in ballo c’è la propria casa, provoca una sensazione di vergogna che può bloccare tutti.

Per questo, un buon consulente del debito deve essere, soprattutto, un bravo psicologo. Avere dalla propria parte il debitore, contribuire a infondergli speranze concrete ed entusiasmo, sono gli elementi che fanno la differenza nella risoluzione di un debito.

La differenza tra un debitore che riesce a risolvere la sua situazione debitoria e chi non ce la fa, è proprio la consapevolezza della propria posizione. Solo prendendone atto, è possibile elaborare, insieme al consulente del debito, la strategia giusta per vincere il sovraindebitamento e rifarsi una vita, lontana dai debiti.

L’atto di precetto e la soluzione che si chiama Saldo e Stralcio

Tra i tre comportamenti analizzati c’è quello di Francesco che è il più determinato a risolvere la sua situazione debitoria, contattare i creditori per trovare un accordo. Francesco ha tanta volontà, e questo è una cosa da apprezzare. La situazione debitoria gli pesa ed è insopportabile. Allora si attiva per cercare subito una soluzione. È impaziente, non aspetta che qualcosa gli giunga dall’alto.

Tuttavia, Francesco difficilmente riuscirà a fare tutto da solo. Negoziare con banche, società di prestiti, ma anche con il proprio condominio non è una cosa facile. Servono delle competenze che Francesco non può avere e deve allora cercare nell’aiuto di professionisti del settore.

Per svolgere una trattativa, infatti, serve, innanzitutto, una strategia. La strategia fa la differenza sempre nelle cose. Solo chi ne ha una può sperare di raggiungere un traguardo, una regola che vale nel business, come nella vita.

Solo la buona volontà non basta, e anzi può anche provocare danni, se non sai come direzionarla nel modo giusto. Allora quale possibilità ha Francesco di risolvere i suoi problemi?

Quella di rivolgersi a un consulente del debito e avviare una procedura di Saldo e Stralcio.

In questo video racconto come funziona il Saldo e Stralcio. Guarda qui:

Lo stralcio immobiliare, infatti, diventa l’ultima spiaggia per il debitore. Insieme a un bravo consulente Francesco può dare il suo contributo, la sua volontà ed energia, nell’elaborazione della strategia più efficace per risolvere la sua situazione.

Il consulente del debito aiuterà Francesco in mille modi:

–   Rassicurandolo. Avere un piano di azione e una strategia condivisa faranno sentire Francesco più motivato ad andare avanti e offrire il suo contributo nell’operazione.

–    Abbassando le richieste dei creditori. In altre parole impegnandosi a stralciare il debito. Per farlo il consulente del debito metterà in campo tutte le sue abilità da negoziatore. Conoscendo bene, la mentalità e le esigenze dei creditori, saprà strappare le condizioni più favorevoli del suo cliente.

–     Trovando un venditore. Questa è la fase più delicata. Per risolvere il contenzioso servono soldi e il consulente del debito si attiverà per trovare un compratore per l’immobile pignorato. Per farlo dovrà mettere a disposizione di Francesco la sua rete di professionisti, tra cui gli agenti immobiliari che si rivelano validi alleati: conoscono il territorio, e sanno che tipo di compratore potrebbe essere interessato all’immobile di Francesco.

–   Offrendogli una possibilità. Francesco sa che comunque perderà la sua casa. Tuttavia, in una buona operazione di saldo e stralcio, potrebbe anche avere una cifra, seppur minima, per ripartire. Quindi dalla catastrofe totale alla quale è destinato, può ritrovare la speranza e, insieme a questa, anche un gruzzolo da utilizzare.

Solo così Francesco potrà davvero affrontare la “battaglia” per risolvere il suo sovraindebitamento, potendo contare su alleati competenti e determinati. Lavorare nel Saldo e Stralcio, come racconto nel mio libro, “Saldo e Stralcio. Debitori Fuori Pericolo e Creditori Soddisfatti” è soprattutto una vocazione, solo avendola è possibile fare gli interessi dei propri clienti.

Vuoi saperne di più sull’argomento? Partecipa ad uno dei prossimi  Workshop sul Saldo e Stralcio

 

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